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mercoledì 9 settembre 2015

VIENNA: Staatsoper

Giacomo e Antonio alla Staatsoper
A Vienna ci si va in treno con l'Euronight da Venezia! E di questo parleremo più a lungo nei prossimi Post. Siamo stati invitati dal Maestro Evelino Pidò, grande amico di Stefano con il quale ha suonato per anni (il fagotto) nell'Orchestra del Teatro alla Scala, ad assistere alla prima del suo Rigoletto (Giuseppe Verdi), opera inaugurale della stagione operistica della Staatsoper di Vienna 2015/16, sito: http://www.wiener-staatsoper.at/. Come dire di no? Il Rigoletto è una delle nostre opere preferite, sicuramente la preferita di Giacomo, che conosce la storia alla perfezione. Ne abbiamo parlato approfonditamente in più di un Post (Libro per bambini in italiano, Libro per bambini francese (tradotto), Spiderman, Paperino, Stop motion, Opéra Imaginaire). 

Giacomo e antonio all'ingresso dello Staatsoper



Un'occasione imperdibile e impagabile per assistere ad un'opera eseguita ad altissimo livello, entrare alla Staatsoper, uno dei teatri più famosi al mondo, vedere Vienna nei giorni precedenti e successivi alla serata e, grazie al Maestro Pidò e ai cantanti conosciuti (in particolare Ambrogio Maestri nei panni di Rigoletto e Michele Pertusi - da Parma - come Sparafucile) scoprire altri segreti sull'opera e su come montano uno spettacolo gli austriaci. 

Il Maestro Pidò con la sua bellissima compagna Valentina verso il teatro
Ci troviamo con il Maestro all'ingresso artisti e lo seguiamo nel suo camerino... (quale onore!), buttando un occhio dalla porticina attraverso la quale tra poco uscrà a dirigere: che emozione per Antonio! Notiamo subito che la buca è molto più alta rispetto a quella del papà alla Scala e il Maestro conferma che i Wiener suonano sempre così, più alti. Questo comporta una potenza di suono superiore e la visione delle teste degli strumentisti da parte del pubblico di platea, cosa che non accade alla Scala.

Antonio guarda la buca
Altra enorme differenza tra Scala e Opera di Vienna è il numero di prove per "montare" uno spettacolo: alla Scala fanno prove di lettura, prove di scena senza orchestra, prove d'insieme atto per atto spesso con 2 cast diversi, prova antegenerale e prova generale... insomma, lavorano parecchio per creare un'intesa tra attori/cantanti e orchestra, tra regia e cantanti, direttore d'orchestra e musicisti. A Vienna, invece, c'è uno spettacolo a sera, 50 opere in cartellone... si prova una volta sola e con obbligo di arrivare in fondo senza interruzione... certo in buca ci sono i Wiener, ma a mio modestissimo parere forse una via di mezzo tra le due modalità non sarebbe poi male. Come fa un Direttore d'orchestra a creare un tutto che abbia equilibrio e cura in ogni sua parte? Il Maestro Pidò è stato chiamato proprio per cercare di trasmettere ai Wiener, con la sua autorevolezza ed esperienza, l'italianità di opere come il Rigoletto di Verdi, ma anche Cenerentola di Rossini o i capolavori del belcanto (Bellini, Donizetti...); ma poi sono loro, i Wiener, a decidere il numero di musicisti in buca (francamente un organico un po' ridotto per Verdi); da una sera all'altra possono cambiare fino a 30 strumentisti (e quei 30 non hanno fatto nè la generale, nè la prima...). Queste abitudini sono sconosciute ai più e soprattutto non lo sanno coloro che criticano sempre l'esiguo numero di titoli in scena alla Scala paragonati ai 50 e più della Staatsoper. Ecco la spiegazione ed ecco l'ennesima testimonianza che prima di aprir bocca sarebbe opportuno informarsi. 

Antonio nelcamerino di Herr Dirigent
Proseguiamo. Antonio ha potuto osservare cosa accade al Direttore d'orchestra prima di una prima: i saluti del sovrintendente del Teatro (persona gentilissima e simpatica con i bambini), il cambio d'abito, i gesti scaramantici, la tensione, la concentrazione. E Antonio ha sbirciato anche la prima pagina della partitura, con tutti i segni dello studio: ha capito che fare il Musicista è un meraviglioso lavoro, ma richiede tanto tanto studio, determinazione, tenacia, fiducia in se stessi e anche un certo "saper fare" nei rapporti umani e per gli inviti a cena del dopo concerto. Fondamentale saper bene l'inglese, magari anche tedesco e francese, conoscere le regole della buona educazione, del ben vestire... Giacomo non staccava gli occhi dalle scarpe di vernice di Pidò! 
Antonio sbircia la partitura
È ora di lasciare solo il Maestro: ci spostiamo nel nostro palco in proscenio. Da far invidia a chiunque. Il colpo d'occhio sull'interno del teatro è notevole (ma forse, diciamolo sottovoce, la Scala fa un effetto ancor più emozionante...). Spiace che un Maestro della levatura artistica e professionale come Evelino Pidò, che ha diretto ovunque nel mondo (e in Italia), non abbia ancora messo piede sul podio del Teatro alla Scala, certamente non per carenza di merito (sono arrvati a dirigere anche dei "ragazzini"), ma per dinamiche "politiche" all'italiana che lasciano un certo amaro in bocca. Speriamo di vederlo presto, sarebbe bello prima che Stefano vada in pensione: l'amico che dirige l'amico, imperdibile!

Il Teatro è pieno. Il pubblico si presenta ben vestito ma al di sotto delle mie aspettative. Anche da questo punto di vista l'eleganza italiana è superiore a quella austriaca. Tuttavia va detto che il popolo austriaco è assai più sensibile alla musica rispetto agli italiani di oggi. I bambini austriaci sono a contatto con la musica fin da piccoli e l'educazione scolastica non esclude la musica come accade sciaguratamente da noi. I conservatori funzionano e in famiglia non manca mai qualcuno che suoni o canti amatorialmente. Fantascienza per noi, dove idolo della folla è un certo Giovanni Allevi e i cantanti lirici del momento sono i Tre Tenorini di San Remo o Bocelli... poveri noi!

Giacomo allo Staatsoper
Ma PVM contrasta questo tragico declino e si impegna a diffondere l'amore per la musica! Siamo positivi. Antonio si arrabbiava molto perchè ho espresso la mia preferenza per la Scala sulla Staatsoper... "Mamma, la Staatsoper è molto più bello della Scala non vedi?" come se avessi offeso lui: questo è il classico segnale che era felice e fiero di essere lì, si sentiva veramente parte di questo evento unico. Giacomo aspettava di vedere il "vero" Rigoletto e Sparafucile, che avevamo incontrato al ristorante la sera prima, sentendo con piacere l'accento di Parma. 

Giacomo ha portato a Teatro anche il suo amico Bob dei Minions (un film che abbiamo visto di recente al cinema) e ha deciso che anche Bob diventerà un protagonista di PVM:

Bob allo Staatsoper di Vienna
Lo spettacolo inizia. Il Maestro Pidò attacca con energia facendo uscire dalla buca raffinatissimi colori. Il palcoscenico non è di grandi dimensioni e viene sfruttato in ogni sua parte dalla regia originale ma non avanguardistica di Pierre Audì, che unisce classicità a meccanismi "vintage" o evocativi delle macchine sceniche barocche, come il palcoscenico girevole e la stanza calata dall'alto con funi a vista, a elementi decadenti come i sacchi neri della spazzatura disseminati qua e là sulla scena, chiaramente anticipatori del sacco in cui verrà rinchiusa Gilda morente alla fine dell'opera. L'uso della "scatola" come contenitore delle scene che più di una volta abbiamo visto in regie di Rigoletto, a mio parere richiama il quadrato shakespeariano del Teatro, come fosse uno spazio sospeso in una realtà atemporale. Così come la curiosa struttura della locanda del III atto, volutamente cadente e "storta", immersa in suggestive luci blu mentre risuona, dopo l'inarrivabile quartetto su Bella figlia dell'amore, il capolavoro verdiano del temporale reso con particolare attenzione agli equilibri sonori dal Maestro Pidò. 




Rami secchi disegnano profili scuri sullo sfondo azzurro. Interni spogli, essenziali, pochi arredi scenici, costumi senza tempo, un Rigoletto non troppo ingobbito e senza concessioni alla clownerie. 

Peccato che alcuni Professori dei Wiener si accostino a Verdi con una certa superficialità (mi riferisco ad alcuni fiati che se la ridevano come fossero in banda durante la scena del rapimento), speriamo che con il tempo il Maestro Pidò riesca a trasmettere loro un nuovo amore e un inedito rispetto per il repertorio italiano, a torto considerato inferiore al loro. Inoltre non va mai dimenticato che la musica di Verdi è strettamente legata al fatto drammaturgico. Forse di più di qualsiasi altro compositore d'opera. È musica "teatrale" e se non si conosce alla perfezione anche l'aspetto drammatico non si può coglierne l'asoluta grandezza, ma solo intuirla.


Passiamo ai cantanti: ineccepibile e solido lo Sparafucile di Michele Pertusi, che intona il famoso Fa basso con la sicurezza dell'esperienza e interpreta il personaggio con il giusto spirito verdiano che scorre nelle sue vene. Dolcissima e intensa Gilda e applauditissima in corso d'opera e alla fine. Celso Abelo era in ottima forme e ha una voce adattissima a Verdi, bel timbro, potenza, ottimo legato ne La Donna è mobile, sicuro e facile il suo Si acuto. Purtroppo non era in serata Ambrogio Maestri che si è trovato in difficoltà in più di un'occasione con un personagguo che forse non è quello che lui sente più suo. Si sa che lui è un Falstaff insuperabile! Ma comunque è stato apprezzato ugualmente dal pubblico che gli ha perdonato le piccole incertezze. 

E Antonio e Giacomo? Non senza orgoglio devo dire che sono stati entrambi bravissimi. Silenziosi e soprattutto interessati, Antonio più al discorso musicale e Giacomo più a quello narrativo, entrambi coinvolti emotivamente nella vicenda e nella musica. Una testimonianza in più che rafforza la mia convinzione: i bambini all'opera possono andare. Occorre prepararli, certo, ma non è vero che non capiscono, che si annoiano, che si sentono messi in croce. È impegnativo, ma del resto lo è anche per noi, non si può pretendere di farlo tutti i giorni e occorre anche saper scegliere i titoli giusti. E qui attenzione: Rigoletto piace di più di Elisir d'amore! Istintivamente si tende a proporre loro opere allegre e dalla musica più "facile" all'ascolto, ma spesso in questo si sbaglia perchè un'opera "scura" come Rigoletto, in cui scorre anche del sangue, c'è un cattivo cattivissimo... li "prende" di più dell'allegra vicenda dell'Elisir! In questo secondo me infatti si sbaglia a scegliere sempre Rossini buffo o Donizetti buffo come battesimo operistico. 

Giacomo e Antonio durante l'intervallo
Molto buffo è stato Giacomo in corso d'opera perchè faceva molte domande (sempre a bassa voce). Una delle migliori è stata alla fine, quando Gilda aveva la veste macchiata di sangue: "Ma è vero o è Ketch-up?" mi ha chiesto insistentemente. E quando gli ho risposto che era Ketch-up ha voluto rendere partecipi della cosa anche Antonio e Stefano creando un po' di trambusto sul ppp dell'orchestra nell'etereo finale. Altre domande sono state: "Perchè sono tutti fermi?", "Perchè la casa scende dal tetto?", "Perchè sono tutti sdraiati?", "Mettono il cappuccio anche a Gilda?", "Ma questo è il vero Rigoletto?", "Gira?", "Sparafucile perchè non ha il fucile?"... e via così. Di certo non ci si annoia. 

Il Cast al completo
Gli amici Evelino Pidò e Michele Pertusi
A fine rappresentazione hanno applaudito con vigore e sono stati molto felici di aver ricevuto il saluto da parte di Sparafucile! 



Antonio e Giacomo applaudono con vigore
Siamo felici che il Maestro Evelino Pidò sia riuscito ad ottenere un meritato successo e a superare i piccoli problemini che capitano ad ogni rappresentazione (soprattutto se non si fanno tante prove...) con la sua bravura, esperienza e professionalità. Cresciuto con il "mito" di Claudio Abbado, Evelino si è perfezionato proprio a Vienna cominciando lo studio di direzione d'orchestra già mentre ancora suonava stabilmente il fagotto nell'orchestra del Teatro alla Scala in cui è entrato giovanissimo nel 1975. Negli anni d'oro del Teatro milanese ha potuto apprendere molto dallo stesso Abbado, ma anche da tanti altri indiscutibili giganti del podio tra i quali Carlo Maria Giulini, Gian Andrea Gavazzeni, Riccardo Muti, e, su tutti il più grande, Carlos Kleiber. 

Il dopo spettacolo è stato per Antonio e Giacomo una bella sorpresa: hanno incontrato sulle scale (siamo usciti dal retro) Rigoletto e Sparafucile in carne ed ossa. E Sparafucile ha dato ad Antonio il suo cappello e a giacomo il pugnale! (poi ovviamente lo hanno restituito). 

Pertusi, Maestri, Stefano e i bambini
Siamo usciti dal teatro colmi di gioia e di buona musica. Arricchiti nell'anima da tanta bellezza. Fieri che un po' di Italia (Verdi, Pidò, Maestri, Pertusi) faccia alzare in piedi la Staatsoper di Vienna ancora nel 2015, in tempi troppo bui per lo scenario musicale italiano, penalizzato da una politica ignorante e volgare che ha relegato la musica all'ultimo posto tra i suoi interessi.

Grazie Evelino!

La Staatsoper di notte dal retro
E dopo il teatro non poteva mancare una fetta di Torta Sacher nel luogo in cui questa delizia è stata inventata, proprio accanto a dove, abbiamo scoperto, visse Antonio Vivaldi prima di morire, a Vienna:



La targa dedicata a Vivaldi
L'Hotel Sacher

Giacomo davanti alla vetrina

Antonio e Giacomo verso la torta

A tu per tu con il finto cameriere all'entrata

La Smart Sacher Torte!
Nei prossimi Post, tutte le altre nostre esperienze musicali a Vienna, dalla Casa di Mozart alla Casa della Musica, ai travestimenti da Mozart... e tanto altro!