Una mostra che per noi ha un significato particolare: il papà di giacomo e Antonio è un grande conoscitore ed amante dei Carosello, avendoli vissuti in prima persona negli anni Sessanta e Settanta. Abbiamo una serie infinita di DVD che raccolgono i migliori episodi e conosciamo tutti i più famosi personaggi: 7.261 episodi in totale, da Calimero a Susanna Tuttapanna, da Caballero a Carmencita ad Angelino a Linea all'omino coi Baffi. Artisti di chiara fama hanno firmato le regie, i disegni e i manifesti pubblicitari e questa mostra ripercorre le più importanti tappe di questa forma d'arte minore ma non per questo meno interessante.
"Benarrivati alla grande mostra «Carosello.
Pubblicità e Televisione 1957-77» (fino all'8 dicembre) allestita a
Villa dei Capolavori, la sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano
di Traversetolo, 15 minuti in macchina dal centro di Parma, nel cuore
della rivoluzione luccicante (paradossalmente in bianco e nero) che, con
un ottimismo mai più ritrovato e una creatività diffusa irripetibile,
trasformò l'Italia in un Paese urbano, industriale e moderno. Che
fantasticava come se fosse ricco e spendeva come se fosse benestante. Si
chiama miracolo economico." (Luigi Mascheroni)
PREZZO: 12 euro adulti; 6 euro bambini e studenti.
Noi nati negli anni Settanta ci ricordiamo poco, CArosello è finito proprio un anno dopo la mia data di nascita, ma ugualmente riconosciamo l'atmosfera della nostra fanciullezza. Ancora non esisteva la pubblicità sempre e solo allusiva ad atti sessuali più o meno espliciti o che utilizzava il corpo femminile anche per vendere un pulitore per vetri. Oggi in confronto è tutto talmente banalizzato che non appena c'è una pubblicità un po' più originale salta all'occhio. Eppure, si continua sulla via dei corpi, della sessualità, degli ammiccamenti, noiosi, sempre uguali che portano a girare canale.
"«È stata un'impresa, ma anche molto
divertente - confessa Stefano Roffi, il curatore della mostra insieme
con Dario Cimorelli -. Abbiamo chiesto prestiti agli archivi delle
grandi aziende, agli studi di grafica e di pubblicità, ai musei pubblici
e privati: un lavoro lunghissimo, ma alla fine questa è la prima vera
mostra su Carosello). Ed ecco manifesti, cartelloni, bozzetti, schizzi,
rodovetri, storyboard, quattro ore complessive di filmanti Rai con
decine di réclame (ogni inserto di Carosello durava 2 minuti e 15
secondi, un'eternità oggi) che passano su enormi televisori (finti)
stile anni '50, e veri apparecchi come l'Orion 23'' disegnato da Franco
Albini per Brionvega nel 1961. E poi, soprattutto, i gadget: pupazzi,
cartonati, i gonfiabili di Susanna Tuttapanna, Camillo il coccodrillo,
la Mucca Carolina («Sono pezzi rarissimi. Vede quello, l'Uomo che dorme
della Permaflex in plastica gonfiabile? Vale seimila euro oggi, a
trovarlo...»), personaggi che davano identità al marchio e - con le loro
storie - dipendenza ai telespettatori." (Luigi Mascheroni)
"Si scoprirà così l’universo dei personaggi animati che sono nati con la televisione, come La Linea di Osvaldo Cavandoli, Re Artù di Marco Biassoni, Calimero di Pagoto, Angelino di Paul Campani, fino alla moltitudine di personaggi nati dalla matita di Gino Gavioli...cui si aggiungono gli inserti pubblicitari in cui sono protagonisti i più importanti cantanti dell’epoca da Mina (Barilla) a Frank Sinatra, da Patty Pravo a Ornella Vanoni e Gianni Morandi o grandi attori come Totò, Alberto Sordi, Virna Lisi, Vittorio Gassman e grandi registi come Luciano Emmer, Mauro Bolognini, Ettore Scola, i fratelli Taviani ,oltre a personaggi tv popolarissimi come Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Raffella Carrà, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello." (dal sito della mostra: https://www.magnanirocca.it/carosello-pubblicita-e-televisione/)
Produzione Pagot, Calimero, pubblicità per Ava Mira Lanza, 1965.
Vedi: https://www.youtube.com/watch?v=A6iPaRVlS0M
«Se si comincia a dire che l’umanità è votata all’idiozia per via della
televisione, della pubblicità, degli elettrodomestici, si finirà per
concludere che l’umanità intera era più vicina alla saggezza e alla
grazia quando, al posto della televisione c’era il parroco del
villaggio, al posto della pubblicità la superstizione, al posto degli
elettrodomestici il vaso da notte». Sono parole che scrive Italo Calvino
(in «Europa Letteraria», 1962) e che Dario Cimorelli, curatore, insieme
a Stefano Roffi, della mostra «Carosello. Pubblicità e Televisione
1957-1977» – allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione
Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo vicino a Parma fino al l’8
dicembre –, pone in esergo al suo saggio nel denso catalogo. (dal Sole 24 ore, Stefano Salis)
Armando Testa, Cafè Paulista non c’è bocca che resista, (1960-65).
"Sono parole decisive: non solo per quello che dicono, ma per un
approccio corretto a questa esposizione che è molto più profonda e
solida (e, in un certo senso, definitiva, sul tema) di quello che possa
sembrare a prima vista. Dunque: a prima vista è una celebrazione
dell’età d’oro (certamente un’età primigenia) della pubblicità in tv e
di quel fenomeno – tutto italiano, e questo va sottolineato – che fu
«Carosello». Proviamo a elencare solo sommariamente ciò che significa:
«Tutti a letto dopo Carosello», Carmencita chiudi il gas e vieni via!, E
che c’ho scritto? Giocondor!, Ma non è giusto, però!, Pitupitumpaa,
Pippo l’ippopotamo, Camillo il Coccodrillo, la Mucca Carolina,
SusannatuttaPanna, la linea di Cavandoli, e poi Pappagone, Calindri che
beve il Cynar nel traffico, Nando Gazzolo, “anche io ho commesso un
errore”, “le stelle sono tante, milioni di milioni”, Mina in molte
apparizioni, e praticamente tutto il cinema italiano, la tarantella
napoletana a far da sigla... Basta, non c’è bisogno di andare oltre, e
in mostra ci sono tutti (e, poi, ciascuno si faccia la propria
ricognizione mnemonica, emozionale, artistica di ciò che è stato per lui
Carosello): stiamo parlando della principale fonte di immaginario
collettivo – e di linguaggio popolare, come è evidente – su base
nazionale, che ha avuto l’Italia del boom." (dal Sole 24 ore, Stefano Salis)
In effetti rimaniamo strabiliati di come anche la pubblicità fosse forma d'arte, a tutti gli effetti, basta guardare questo Bruno Munari che nulla ha da invidiare ad un Andy Warhol:
"Il manifesto che Bruno Munari progetta per Campari è strettamente
collegato all’apertura della linea M1 di Milano, inaugurata nel novembre
1964: è un manifesto infatti che tiene conto di una visione mobile, ed
allo stesso tempo parcellizzata, perché, come afferma lo stesso artista,
non perde “la sua efficacia di informazione anche se è intravisto
parzialmente, anche se gruppi di persone lo coprono parzialmente, anche
se visto di corsa dalla vettura del metrò”. Ma l’idea forte su cui si
fonda il progetto è soprattutto quello di un montaggio potenzialmente
estensibile all’infinito in un’iterazione seriale che prenda a modello
il sistema della carta da parati, senza stacchi quindi, in un flusso
continuo di immagini, che si concili con il sistema delle affissioni.
Sulla campitura rossa del fondo ecco stagliarsi, scomporsi e ricomporsi
le icone grafiche della scritta Campari: Munari segnala proprio
l’elemento di continuità del marchio, ripercorrendo attraverso il
confronto del lettering la lunga e prestigiosa storia pubblicitaria
della azienda (come non pensare ai manifesti di Hohenstein e Dudovich,
Cappiello, Depero, Nizzoli, solo per citare qualche nome?). Allo stesso
tempo, nel progetto grafico di Munari convergono gli esiti della sua
ricerca artistica (dalla riflessione sui processi visivi alla
contemporanea sperimentazione delle prime xerografie), ma in qualche
modo proiettati in un nuovo contesto urbano. Il manifesto per Campari
diventa soprattutto allora un caleidoscopico e curioso sguardo sulla
città contemporanea." (Simona Riva)
I manifesti sono opere d'arte indiscutibili: per l'uso dei colori, per l'invenzione del messaggio, per lo slogan, per la grafica, per l'idea. Ecco l'idea, ciò che manca totalmente al giorno d'oggi. tutti i critici hanno sottolineato che non si tratta di una mostra nostalgica, ma per me lo è stata. Sentivo i rumori e i profumi di un'Italia che non c'è più, quella in cui sono cresciuta da piccola assaporando la serenità di un momento storico magico e di una diffusione capillare della cultura, che oggi non c'è più. Forse occorre ripartire da qui, Andare a rispolverare antichi valori: libertà non significa mettere in mostra i corpi, ma creare idee e farle circolare. Usare i colori, la recitazione, la poesia, la musica, i disegni.
Vedi: https://www.youtube.com/watch?v=zyKofdjjLaM
Facciamo vedere i caroselli ai nostri figli e spieghiamo loro che si può creare qualcosa di bello anche facendo pubblicità.
Video Lines: https://youtu.be/lEFh8LMekDU