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venerdì 26 aprile 2019

OZZANO TARO (PR): Museo Ettore Guatelli

Giacomo all'esterno del Museo col Ciclista di corda
INFORMAZIONI: 
Biglietto: euro 7, ridotto euro 5, bimbi gratis.

SABATO
Partenza visite guidate ore 15.00,  ore 16.15,  ore 17.30
(le visite sono sempre e solo guidate. La prenotazione non è richiesta)
DOMENICHE E GIORNI FESTIVI
Partenza visite guidate ogni 30 minuti dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
(le viste sono sempre e solo guidate. La prenotazione non è richiesta)

TEL 0521/333601
info@museoguatelli.it

Per attività didattica: http://www.museoguatelli.it/didattica/
Via Nazionale 130 Ozzano Taro di collecchio Parma 

http://www.museoguatelli.it/


Un pomeriggio diverso per chi abita a Parma e dintorni. Una gita da programmare per chi viene da più lontano. una visita che merita, per tutti, dai 3 ai 100 anni, per chi certi oggetti non li ha mai visti e mai li vedrà, per chi li ha vissuti nell'infanzia, per chi ne ha visti solo alcuni. 

Composizione di ruote nella cornice di un carro
Ettore Guatelli, maestro di scuola elementare nato a Collecchio nel 1921 e morto a Ozzano nel 2000, ha cominciato negli anni del secondo dopoguerra a raccogliere antichi oggetti che stavano sparendo dalla circolazione e che quindi la gente buttava via. La raccolta si è fatta via via più consistente fino a raggiungere e superare i 60.000 pezzi. 





Ma cosa? Di tutto, davvero di tutto. Prevalentemente oggetti di lavoro e di vita quotidiana delle famiglie contadine, ma anche giocattoli, tappi, vasi di vetro, scatole di latta, etichette, insegne, strumenti musicali, costumi teatrali... il tutto magnificamente posizionato in modo da diventare un'opera d'arte. Non si sa se sia più interessante l'oggetto in sè o il suo diventare opera d'arte inserito nella figura che va a creare sul muro, su una porta, su uno scaffale, appeso al soffitto, insieme agli altri oggetti della stessa specie. 



Tutti gli oggetti sono raggruppati per genere. Guidati dalla bravissima, simpatica, esperta e poliglotta Elena, abbiamo fatto uno splendido viaggio in questa casa museo della follia organizzata. Ma una follia sapiente, perchè il signor Ettore ha raccolto tutto ciò:

" ... PER AMORE DI QUELLE COSE CHE TESTIMONIANO DI RADICI E DI UNA CIVILTA' CHE SONO SEMPRE STATE TROPPO TRASCURATE DALLA CULTURA UFFICIALE; PER DIMOSTRARE CHE, PER QUANTO I MEZZI FOSSERO LIMITATI, L'INGEGNO UMANO POTEVA COMUNQUE ESSERE ESERCITATO. IN UNA FRASE SOLA, PER FARE UN MONUMENTO ALLA MIA GENTE, PER CONSENTIRE DI TROVARSI E DI SENTIRSI DEGNA DI ESSERE TESTIMONIATA CONCRETAMENTE" (ETTORE GUATELLI)


Ogni stanza è letteralmente ricoperta di oggetti, posizionati con cura in modo da creare insiemi logici per utilizzo e artistici per forma.


La sensazione che più di tutte si prova è STUPORE. Stupore innanzi tutto per il colpo d'occhio, davvero notevole. Poi per i dettagli dei singoli oggetti, che Elena ci ha fatto scoprire nella loro semplicità: oggetti costruiti PER BISOGNO, con INGEGNO e con pochi e poveri materiali, principalmente legno e ferro.


Poi restiamo sconcertati dal senso di accumulo, noi che viviamo nell'epoca che tende a eliminare il superfluo, ma anche a volte il necessario (come i libri o gli oggetti che hanno un valore affettivo) perchè trionfa la filosofia del "decluttering" e l'architettura degli spazi vuoti, bianchi, impersonali. Qui è l'esatto opposto. C'è odore di antico, di muffa, di campagna, di umido, di polvere, di ferro, di legno, di vissuto. E ci si sente paradossalmente vivi in questo ammasso di oggetti "morti".
 Altra sensazione è lo sconforto nel percepire il sorriso di un bambino che giocava con pupazzetti di fantasia, costruiti con legnetti e noccioline, pezzi di ossa, pigne, stuzzicadenti, scatole di sardine... noi che siamo cresciuti con l'avvento della plastica, con i giochi "sicuri" senza piccole parti che il bambino può ingerire, magari anche sterilizzati... É capitato che abbiamo costruito giochi o personaggi in questo modo, ma era il gioco di creare. Il gioco di provare a riutilizzare la fantasia che i bambini di oggi si vedono derubata dai videogiochi. Qui era la realtà. Una realtà di povertà e di cose semplici, del sapersi e doversi accontentare. Vedi Personaggi di Legno Barbiere di Siviglia


Poi ci prende la malinconia, per un mondo davvero finito, che la nostra generazione è l'ultima ad avere sfiorato, perchè era il mondo dei nostri nonni, ma che i nostri figli non sapranno mai come fosse. Quanto era più dolce, forse più difficile per molti versi, ma certamente più genuino, vero, leale, profondo, ricco di emozioni ora dimenticate.

Infine, ci rendiamo conto che Guatelli era anche un artista, che ha tutto il diritto di essere inserito tra gli artisti più significativi del Novecento nell'ambito dell'arte figurativa. E ci vengono in mente Burri, Marinetti, Baj (Vedi: Certosa Paradigna)...

Mulini
“Tutti sono capaci di fare un museo con le cose  belle, più difficile è crearne uno bello con le cose umili come le mie”
Ettore Guatelli


Un coro di castagne
"Queste stanze sono il “Padiglione Italia” per eccellenza, luoghi dove sí manifesta la fantasia del creatore, una sorta di ready made che non è legato a un singolo oggetto, bensì a una moltiplicazione barocca, a una ripetizione, a una riproduzione: cento scatole da scarpe, bottiglie, tappi di bottiglie, tappi a corona, sugheri disposti in un allestimento che punta sulla quantità e sull’accostamento, sulla sovrapposizione, sull’esuberanza. Chiunque entri in questo museo ne esce sconvolto per la capacità di Guatelli di dar vita a cose morte, inutili, da gettare. Ed è un vero e proprio museo, un luogo eminentissimo della sensibilità contemporanea, nella sua libertà e anche nella capacità di ridestinare ciò che è stato usato a una nuova condizione, quella della contemplazione estetica."
Vittorio Sgarbi


"Io lo considero uno dei musei più straordinari dell’Italia, innanzitutto per la ricchezza dei reperti, e degli oggetti, e in secondo luogo anche per il modo con cui è allestito, modo che mm dimostra un grandissimo gusto, una grande sensibilità e una grande intelligenza."
Federico Zeri
"Poi la sua passione fu per le storie della gente […] per le diversità delle storie, per l’umiltà e la semplicità dismessa, per i saperi e l’inventiva grande di gente che non aveva lasciato memoria, per gli oggetti minimi, riusati, rattoppati, fu animato da tanta passione da venir definito un suor Teresa delle cose, e così che il museo che infine fece fu considerato un Louvre contadino, una cattedrale gotica su una civiltà inabissata."
Pietro Clemente
"Scenografie frutto della fantasia di una persona semplice come Ettore che ha saputo dare un nuovo senso alle cose che continuano a vivere nel suo museo."
Costa Gravas
"Si è radunata una grande folla per onorare questo genio italiano, inventore di una Divina Commedia degli oggetti di lavoro, degli scarti, delle scarpe rotte di quei contadini che hanno lavorato la terra. Raccattando un po’ da tutti i suoi confini, Guatelli ha inventato questo Museo che stringe il cuore."
Giorgio Soavi 
 L'ultima stanza del museo, prima di accedere alla vera e propria casa dove visse ettore Guatelli, che sembra anch'essa un museo, commuove per le storie di povertà che racchiude, dagli spettacoli itineranti, di strada, con scimmiette e orsi ammaestrati, che sono terminati solo 100 anni fa, con la II guerra, allo scarpone rammendato più volte, simbolo del museo. 


Nella casa di Ettore: la porta della stanza della sorella, la religiosa di famiglia, adornata con oggetti religiosi.
La stanza delle latte, in cui ritroviamo anche qualche scatola che ancora esiste, come quella dei KRUMIRI o dei BAICOLI, e tiriamo un sospiro di sollievo: ancora non è un mondo totalmente scomparso.

La stanza da letto dell'ultimo piano è quella degli orologi, che segnano il tempo che passa, inesorabile... e cancella. Ma non qui, al Museo Guatelli, dove tutto resta sospeso... e appeso.


VISITA CONSIGLIATISSIMA A TUTTI

Nella sala d'accoglienza, ritroviamo una storia a noi vicina, noi che siamo legati a Cortina d'Ampezzo: 


Cortina/Varsavia (La storia di Boris)
Sono 15.000 i kilometri percorsi nei 10 anni della sua peregrinazione per l’Europa. E’ la storia di Boris, raccolta nel 1949 da Ettore, nel sanatorio di Cortina d’Ampezzo. Boris racconterà la sua vicenda iniziata dalla fuga, dal ghetto di Varsavia. Ora la storia di Boris è una pubblicazione del museo e una installazione permanente.


LA NOSTRA CURIOSITA':
IL VIDEO DI UN GIOCATTOLO:

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