BEZZECCA
è una cittadina piccolissima ma ricca di storie da raccontare. Si trova
all'inizio della Val di Concei, vicino al Lago di Ledro (TN) a pochi km
da Riva del Garda. È famosa per la vittoria Garibaldina il 21 luglio
1866 nella III Guerra d'Indipendenza, con la quale fu bloccata
l'avanzata degli Austriaci del Tirolo verso il Lago d'Idro. Si parla
infatti della Battaglia di Bezzecca.
La
storia di questo episodio si mescola ai combattimenti in trincea della I
Guerra Mondiale, di cui restano i percorsi sotterranei da esplorare (e
questo piace tantissimo ai bambini, che sono nati lontani dalle guerre e
non associano le trincee alla tragedia). "Durante
la Prima Guerra Mondiale, la valle venne di nuovo contesa tra italiani
ed austriaci e praticamente tutta la popolazione, soprattutto donne e
bambini, furono fatti sfollare in Boemia, dalle parti di Praga. Una
situazione che doveva durare pochi mesi e che si protrasse per tre anni.
Da questa deportazione, gli italiani rientrarono con una cucina
fortemente contaminata (da non mancare l’assaggio degli Gnocchi Boemi!)"
(Dal Blog L'escursionismo, a spasso lentamente, Valle di Ledro).
"Si
parte dalla rampa evidenziata da un proiettile di mortaio. La rampa
prosegue in leggera salita ma, in alternativa, si può salire lungo la
scala a chiocciola metallica sulla destra che s’inerpica in galleria (82
gradini, chiusa in inverno). Da entrambe le vie si arriva facilmente
alla Chiesa di Santo Stefano, risalente al 1521 e attualmente Ossario.
Dal
monumento con obice posto quasi di fronte si apre un primo punto di
vista. Si prosegue quindi al di là della chiesa. Non esiste un vero e
proprio percorso poiché vi sono varie diramazioni delle trincee e dei
camminamenti. Nella salita si trovano varie lapidi commemorative, una
delle quali risale al 1866, posta a ricordo dei caduti italiani.
Il sacrario, oltre a custodire le spoglie di 37 caduti della Grande Guerra, conserva i resti di 61 soldati che persero la vita nella battaglia tra austriaci e garibaldini del 21 luglio del 1866.
Quando,
nell'ottobre dello stesso anno gli austriaci ritornarono in possesso
del territorio, la lapide venne abbattuta e gettata giù dal dirupo.
Recuperata segretamente e sotterrata, venne di nuovo issata al suo posto
nel 1919. Il punto sommitale del colle è evidenziato da una grossa
croce bianca, con due lapidi a ricordo dei caduti italiani e austriaci"
"Il
21 luglio 1866 Garibaldi ed i suoi uomini ebbero uno scontro vittorioso
proprio nei dintorni di Bezzecca. Ma il 9 agosto dello stesso anno il
Generale La Marmora spedì un dispaccio a Garibaldi: “Considerazioni
politiche esigono imperiosamente la conclusione dell'armistizio, per il
quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo.
D'ordine del Re, ella disporrà quindi in modo che per le ore 4
antimeridiane di posdomani, 11 agosto, le truppe da lei dipendenti
abbiano ripassato la frontiera del Tirolo". Garibaldi rispose: "Ho
ricevuto dispaccio 1072 - Obbedisco". (Dal blog L'escursionismo, a spasso lentamente, Valle di Ledro). E la piazza principale di Bezzecca è Piazza Obbedisco.
Nella
piazza adiacente, Piazza Garibaldi, è allestita ancora per pochi giorni
(luglio/agosto 2018) una interessante mostra sulle
caricature riguardanti Garibaldi uscite sui giornali satirici del tempo
come Don Pirlone, Il Lampione, La grande riunione, La strega, Il Pappagallo, Il Fischietto, Pasquino.
"CARICATURE ALLA CARICA! Garibaldi nella stampa satirica dell'800", materiale e testi dal fondo archivistico di Paolo Moretti - Bergamo.
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Ma
a Bezzecca troviamo anche un'altra affascinante storia da raccontare:
all'interno del Municipio, infatti, è allestita una piccola mostra
permanente dedicata al più famoso abitante di Bezzecca di tutti i tempi:
Il Gigante Gigli, o Gigli. E la sua storia merita di essere raccontata:
"Quinto
figlio di Bartolomeo Gigli e Maria Oradini, contadini benestanti di
origine ledrense, Bernardo Gigli nacque a Bezzecca il 1° novembre del
1726.
Fino
ai dieci anni, il giovane condusse una vita apparentemente uguale a
quella di tanti altri bambini della sua età, dividendosi tra la scuola, i
giochi coi fratelli ed il lavoro nei campi. Col tempo, però, genitori e
compaesani cominciarono a notare che c'era, in lui, qualcosa di
speciale: stava diventando un gigante! Ma non un gigante brutto,
antipatico o cattivo: una sorta di GGG, un gigante talmente
grande (parliamo di qualcosa come 2 metri e 60 cm di altezza) e
talmente gentile da guadagnarsi il soprannome di Popo (ovvero "il bambino") de Bezeca.
Amato
e benvoluto da tutti, Bernardo avrebbe continuato tranquillamente la
sua vita da contadino, se il destino non avesse messo sulla sua strada Giambattista Perghem da
Nomi, famoso giramondo da poco rientrato in patria dopo aver percorso
le capitali europee come equilibrista che, conosciuto il ragazzo
(all'epoca quasi ventenne) e rimasto impressionato dalla sua statura
eccezionale, senza perdere tempo chiese ai genitori il permesso di
portarlo con sé per impartirgli sei mesi di apprendistato ed avviarlo
così alla carriera circense.
Imparati
in breve i trucchi del mestiere, prima di lasciare Nomi alla volta di
Verona e quindi dell'Europa, Bernardo tornò a Bezzecca per salutare
genitori e fratelli, e per l'occasione si esibì nella piazza del paese
in alcune straordinarie prove di forza che mandarono in visibilio quanti
lo conoscevano; dopodiché si rimise in viaggio e, raggiunto il Carattà (così era soprannominato il Perghem), cominciò la sua tournée in giro per il vecchio continente". (Dal bellissimo Blog di Gloria, Voglioandareavivereinmontagna).
Girò
per tutta Europa, Parigi, Costantinopoli, Madrid, Roma, Vienna,
Varsavia, Londra, Francoforte, San Pietroburgo, incantando il pubblico
su di una speciale gigante Carrozza. Tra il suo pubblico vi sono nomi
celebri come il Re Luigi XV di Francia e Caterina di Russia.
C'era chi non ci credeva, come un mercante di Venezia che volle, dietro
pagamento di una ingente somma, vederlo senza vestiti... ma era vero!
Quando era piccolo, un prelato lo esaminò perché si pensava che un
eccessivo sviluppo del corpo comportasse un detrimento dello spirito, ma
constatò che egli sapeva leggere, scrivere e far di conto. A Parigi fu
studiato dal naturalista francese Georges-Louis Leclerc (Vedi: Wiki), conte di Buffon, che ne fece cenno nella sua "Storia naturale generale e particolare".
Tornò
a casa a 42 anni per problemi di salute. Con i soldi guadagnati nelle
sue tournée, per 3000 troni (la Lira Tron o Trono era la Lira emessa dal
doge Nicolò Tron nel 1472, che era la prima Lira emessa in Italia ed
era d'argento) comprò "una casa di muri murata, legnami fabbricata e
coperta a paglia con cortivo ed ortiva aderenti, da muri circondata,
posta nella villa di Bezzecca". Sopra la porta fece dipingere
un'epigrafe in latino in suo ricordo. Al n. 23 di Via XXI luglio si può
vedere un portale in granito ove, nella chiave di volta della lunetta,
si legge G.B. 1771. Era il portale di casa sua, qui portato da un suo
discendente nel 1911 Come faceva a passare dalle porte? Pare si fosse
fatto adattare la casa, che si trovava proprio dove oggi sorge il
Municipio, alle proprie dimensioni... porte giganti, giganti sedie,
gigante letto... tutto over size. Aveva anche un cuore gigante e fu
generoso con i suoi concittadini che per questo lo ricordano e lo
celebrano con riconoscenza. Negli
ultimi anni di vita perse l’uso delle gambe ma i suoi compaesani
costruirono una speciale portantina per riuscire a portarlo in giro per
il paese. Come
da suo testamento, lo scheletro venne donato ad un chirurgo di Riva del
Garda, tale dott. Canella, per scopi scientifici. Il suo cranio ed il
suo femore finiscono al Museo Civico di Rovereto dove viene
allestita una sala a lui dedicata con passaporti, altri documenti ed una
calza di seta enorme appartenuta al Gigante. Purtroppo tutto venne
distrutto da una bomba durante la Prima Guerra Mondiale.