Antonio e Giacomo dentro il Teatro Verdi di Busseto |
Dopo
essere stati a Roncole Verdi sarebbe stato sciocco non fare quei 5 km
che Verdi percorreva ogni giorno a piedi per andare a studiare a
Busseto. Altra tappa verdiana d'obblico che spero possa essere coronata
da un Rigoletto in primavera... chissà! Abbiamo parcheggiato davanti
alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Giuseppe
Verdi frequentava questa Chiesa fin da fanciullo e il 6 gennaio 1836, nel clima
acceso delle polemiche per il concorso a maestro di Cappella della Collegiata,
vi tenne un seguitissimo concerto d’organo.
Davanti alla chiesa c'è un bellissimo cigno bianco riempito di sabbia, in ricordo di Giuseppe Verdi, soprannominato "il Cigno di Busseto".
L'interno della Chiesa |
A pochi passi dal complesso di Santa Maria degli Angeli, circondata da
una peschiera quadrata e preceduta da un seicentesco padiglione
d’accesso tripartito, si
erge la superba Villa Pallavicino, anticamente denominata
“Boffalora” e
popolarmente Palazzo dei Marchesi. La Villa è oggi sede del Museo
Nazionale G. Verdi, che noi però scegliamo di non visitare, preferendo
un ingresso al Teatro e una passeggiata per le vie di Busseto. Ma
andiamo comunque a vedere la bellissima Villa che è tra le più splendide
del Parmense.
Giacomo un po' stanco verso la Villa |
La peschiera intorno alla Villa |
Ingresso del Museo (a sinistra il Museo Renata Tebaldi) |
Il 07 giugno 2014 è stato inaugurato,
all’interno delle antiche Scuderie di Villa Pallavicino, il Museo
“Renata Tebaldi”, sede di un affascinante percorso sul patrimonio del
melodramma italiano.
Il museo è stato voluto dal Comitato
Renata Tebaldi di Milano, che per il bicentenario verdiano ha iniziato
una proficua collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Busseto. Sito: http://www.museorenatatebaldi.it/
Per le vie di Busseto |
A Verdi è dedicata l'elegante piazza del paese, di aspetto Quattrocentesco. Al centro campeggia il monumento dedicato a Verdi, realizzato da Luigi Secchi nel
1913. Dietro, la torre duecentesca sede del comune e a fianco,
l'ingresso del Teatro Verdi, voluto dai bussetani ma snobbato dal
compositore che, pur finanziandone in parte la costruzione, lo ritenne
inutile e non vi mise mai piede. Il 15 agosto 1868 fu inaugurato e apre
che tutte le donne vestissero di verde e gli uomini avessero la cravatta
verde. .
Il monumento a Verdi |
Antonio davanti al monumento a Verdi |
Il teatro è ubicato nella Rocca (già
Castello dei Pallavicino), di fondazione duecentesca ampiamente
rimaneggiata, che si presenta oggi nell’aspetto che le fu dato nella
seconda metà dell’Ottocento.
In precedenza era esistito un altro
teatro, proprio nel medesimo luogo. Verdi vi si era esibito in gioventù,
dirigendo una sinfonia per il Barbiere di Siviglia di Rossini.
L’idea di costruire un nuovo teatro era
circolata in paese già nel 1845 ma il progetto fu accantonato finché il
Comune acquistò la Rocca, nel 1856.
La costruzione avvenne negli anni
compresi tra il 1856 e il 1868, nonostante il parere contrario del
Maestro. Egli era in contrasto con i bussetani per la loro invadenza
nella sua sfera privata e perché riteneva il nuovo teatro “di troppa
spesa e inutile nell’avvenire”.
Antonio verso l'ingresso del teatro |
L'effetto
quando si entra è meraviglioso perchè la sala è piccolissima! Una
bomboniera. Un mini teatro. Deve essere bellissimo assistere lì dentro
ad una rappresentazione. Pensare che Stefano ci ha suonato tantissime
volte! Beato lui! Antonio rimane affascinato e desideroso di ascoltare
musica in quella sala.
Il soffitto del teatro |
Il palcoscenico |
Soffitto del foyer al I piano |
Pieni
di buoni propositi per i nostri prossimi viaggi musicali, usciamo sulla
piazza. Uno sguardo veloce a Casa Barezzi, ove abitava Antonio, ricco
droghiere musicofilo, suocero e primo mecenate di Verdi, al quale Verdi
fu eternamente riconoscente. Nel salone al I piano di questa casa, Verdi
fanciullo tenne il primo concerto pubblico al pianoforte all'età di 17
anni, prima di essere clamorosamente bocciato all'esame di ammissione al
Conservatorio di Milano (che oggi porta forse ingiustamente il suo
nome!) a causa di errate diteggiature e superamento dell'età massima
(aveva 18 anni).
Casa Barezzi |
Gli studi milanesi furono sostenuti da una borsa di studio del Monte di
Pietà di Busseto, anticipata ed integrata da Barezzi, cui Giuseppe Verdi
serbò sempre infinita gratitudine, come traspare da numerosi suoi
scritti.In questa casa, così vuole la tradizione, Verdi accompagnò con le note di Va' Pensiero il trapasso del vecchio Barezzi morente nella camera accanto.
Lapide in ricordo di Barezzi e sua attività di mecenate |
E
ora... dove si va a mangiare? E' stato un tour alla caccia di un tavolo
libero che ci ha portato a fare un viaggio nel viaggio molto
interessante, che alla fine ci ha portato a DIOLO, in un'Osteria molto
buona, a gestione familiare: l'OSTERIA ARDENGA. Ma prima siamo entrati
nella famosa e suggestiva SALSAMENTERIA STORICA BARATTA, che vale la
pena anche solo vedere: guardate le foto dell'interno. Quanta storia!
Sito: http://www.salsamenteriabaratta.it/
Dopo
aver tentato in altre due Trattorie, abbiamo finalmente trovato posto
all'Osteria Ardenga, in un paese piccolissimo, Diolo di Soragna, che non
conta nemmeno 200 residenti, ma ha una straordinaria chiesa in stile
gotico dedicata a Santa Caterina, che è un unicum nella bassa parmense e
ci siamo fermati ad ammirarla e fotografarla. Sito: http://www.osteriardenga.it/
Torre sede del Museo Centro del Boscaccio |
La
torre accanto all'Osteria, ospita il Museo centro del Boscaccio
Giovanni Guareschi: la piccola torre campanaria di Diolo è posta a breve
distanza dal
“podere Bosco”, dove vivevano i nonni paterni dello scrittore, ed è
ricordata da Guareschi nel suo primo racconto tratto da “Don Camillo e
il suo gregge” edito nel 1953. All’interno del campanile, frammento
superstite dell’antica chiesa parrocchiale di Diolo, si possono trovare
testimonianze, scritti ed oggetti capaci di raccontare al visitatore il
mondo, la tradizione e la vita del giornalista e scrittore Guareschi.
"Non mi sono mai pentito di aver fatto domani quello che avrei potuto
fare ieri o un mese prima. Spesso mi rattristo rileggendo le cose che ho
fatto: ma in fondo non me ne cruccio mai soverchiamente perché posso
dire, in piena coscienza, che mi sono sempre arrabattato per non farle.
Sempre mi sono sforzato di rimandarle al domani". (Dalla prefazione di Don Camillo e il suo gregge, Rizzoli, 1953)
La chiesa di Santa Caterina a Diolo |
Purtroppo è chiusa! |